воскресенье, июня 24

Аудиокниги на итальянском языке: можете слушать и скачать

Аудиокниги на итальянском
Предлагаю вам этим воскресным вечером послушать аудиокнигу на итальянском языке – произведение нашего Антона Павловича Чехова «Оратор» , а по-итальянски L'oratore

 Книга озвучена носителем итальянского языка
Вы можете читать текст на русском , на итальянском и параллельно слушать!

Аудиокнига: итальянский язык

Этот рассказ был написан в 1886 году и опубликован в юмористическом журнале «Осколки» за подписью Антоши Чехонте
А теперь и собственно аудио на итальянском языке :)

Anton Cechov: "L'oratore"- lettura di Sergio Carlini
durata 8 min 2 sec



Далее текст рассказа на итальянском языке.
Также, в конце урока вы можете скачать вордовский файл,
где оба текста - итальянский и русский, я расположила в соседних колонках,
думаю так вам будет легче понимать диктора и следить за текстом.
Удачи!

Anton Cechov: "L'oratore"
Un bel mattino seppellivano l'assessore di collegio Kirill Ivànovic' Vavilonov, mortoper due malanni tanto diffusi nella nostra patria: una cattiva moglie e l'alcolismo.
Quando il corteo funebre si mosse dalla chiesa verso il cimitero, un collega deldefunto, certo Poplavski, salì in una carrozzella e galoppò dal suo amico GrigoriPetrovic' Zapoikin, uomo giovane, ma già abbastanza popolare. Zapoikin, com'è noto a molti lettori, possiede la rara capacità d'improvvisare discorsi matrimoniali, digiubileo e funebri. Egli può parlare quando gli garba: tra veglia e sonno, a digiuno,ubriaco fradicio, con la febbre ardente: il suo discorso scorre liscio, eguale, comeacqua da gronda, e copioso; parole di rimpianto nel suo dizionario oratorio ve n'èassai più che di scarafaggi in qualsivoglia trattoria. Parla sempre con eloquenza e alungo, cosicché a volte, specie a nozze di mercanti, per fermarlo tocca ricorrereall'aiuto della polizia.
«E io, fratellino, son venuto da te! » cominciò Poplavski, avendolo trovato in casa.
«Vèstiti sull'istante, e andiamo. È morto uno dei nostri, lo spediamo subito all'altromondo, così bisogna, fratellino, dire a commiato qualche frottola... In te ognisperanza. Se fosse morto qualcuno dei piccoli, non staremmo a disturbarti, ma sai, èun segretario... una colonna della cancelleria, in certo qual modo. Non sta bene untal pezzo grosso seppellirlo senza discorso».
«Ah il segretario!» sbadigliò Zapoikin. «È quell'ubriacone?».«Sì, l'ubriacone. Ci saranno i blinì , gli antipasti... riceverai i soldi della carrozzella.
Andiamo, anima mia! Metti fuori là, sulla tomba, una qualche concione piùciceroniana che puoi, e che grazie riceverai! ».Zapoikin acconsentì volentieri. Egli si scarruffò i capelli, atteggiò il volto amalinconia e uscì con Poplavski sulla strada.«Conosco il vostro segretario» disse, salendo in carrozzella. «Scroccone e birba, siabbia il regno dei cieli, come ce n'è pochi».
«Via, non sta bene, Griscia, insultare i morti».«Quest'è certo, «aut mortuis nihil bene», ma tuttavia era un mariuolo».
Gli amici raggiunsero il corteo funebre e vi si unirono. Il defunto lo portavanlentamente, talché fino al cimitero ebbero tempo di dare un tre capatine in trattoria edi mandar giù per il riposo dell'anima un bicchierino ogni volta. Al cimitero fu detto il requiem. Suocera, moglie e cognata, lige alla consuetudine,piansero molto. Quando calarono la bara nella fossa, la moglie gridò: «Lasciatemiandar da lui!», ma nella fossa dietro al marito non andò, probabilmente essendosirammentata della pensione. Dopo aver atteso che tutto si fosse calmato, Zapoikin sifece avanti, girò gli occhi su tutti e cominciò
«Si ha da credere agli occhi e agli orecchi? Non sono un sogno pauroso questabara, questi visi di pianto, gemiti e lamenti? Ahimè, non è un sogno, e la vista nonc'inganna! Colui che, ancor non è molto, noi vedevamo così baldo, cosìgiovanilmente fresco e puro, che, ancor non è molto, sotto i nostri occhi, asomiglianza d'infaticabile ape, recava il suo miele alla comune arnia del buon ordinestatale, colui che... quello stesso è ora volto in cenere, in material parvenza. Lamorte inesorabile ha posto su di lui la mano irrigidita, mentr'egli, nonostante la suaavanzata età, era ancor pieno di forze in sboccio e di radiose speranze. Incolmabileperdita! Chi ce lo sostituirà? Di buoni funzionari ne abbiam molti, ma Prokofi Osipyc'era unico. Egli sino in fondo all'anima era dedito al suo onesto dovere, nonrisparmiava forze, non dormiva le notti, era disinteressato, incorruttibile... Comedisprezzava coloro che cercavano, a danno dei comuni interessi, di corromperlo, checon gli allettevoli beni della vita tentavano di farlo venir meno al suo dovere! Sì, sottoi nostri occhi Prokofi Osipyc' distribuiva il suo modesto stipendio ai colleghi piùpoveri, e voi stessi avete udito or ora i lamenti delle vedove e degli orfani chevivevano delle sue donazioni. Dedito al dovere d'ufficio e alle buone opere, egli nonconobbe gioie nella vita e si negò perfino la felicità dell'esistenza familiare; vi è notoche fino al termine dei giorni suoi egli fu celibe! E chi ce lo sostituirà come camerata?Come fosse ora, vedo il suo volto raso, intenerito, a noi rivolto con un buon sorriso;come fosse ora, sento la sua voce dolce, teneramente amichevole. Pace alle ceneritue, Prokofi Osipyc'! Riposa, onesto, nobile lavoratore!».
Zapoikin continuò, e gli ascoltatori presero a bisbigliarsi a vicenda. Il discorsopiacque a tutti, spremé alquante lacrime, ma molto in esso parve strano. In primoluogo rimase incomprensibile perché l'oratore chiamasse il defunto Prokofi Osipyc',mentre si chiamava Kirill Ivànovic'.
Secondariamente, era a tutti noto che il defuntotutta la vita aveva guerreggiato con la sua legittima moglie, e quindi non poteva dirsiscapolo; terzo, aveva una folta barba rossiccia, dalla nascita non si era sbarbato, eperciò riusciva incomprensibile per qual ragione l'oratore avesse detto raso il suovolto.
Gli uditori erano perplessi, si scambiavano occhiate e alzavan le spalle.«Prokofi Osipyc'!» continuò l'oratore, guardando ispirato nella fossa: «Il tuo viso erabrutto, persin deforme, tu eri arcigno e rude, ma noi tutti sapevamo che sotto codestoapparente involucro batteva un cuore onesto, amico!».
Ben presto gli ascoltatori presero ad osservare un che di strano anche nell'oratoremedesimo. Egli fissò gli occhi in un punto, si mosse inquieto e prese egli stesso astringersi nelle spalle.
D'un tratto ammutolì, spalancò stupito la bocca e si girò versoPoplavski.«Senti un po', ma è vivo!» disse, guardando con sgomento.
«Chi è vivo? ».«Ma Prokofi Osipyc'! Eccolo in piedi accanto al monumento!».«Lui non era mica morto! È morto Kirìll Ivànovic'! ».
«Ma se tu stesso mi hai detto che vi era mancato il segretario!».«E KirìlI Ivànovic' era il segretario. Tu, stravagante, hai fatto confusione! ProkofiOsipyc', è esatto, era prima segretario da noi; ma due anni fa lo passarono capufficioal secondo reparto».
«Ah, vi capisce il diavolo!».«Perché ti sei fermato? Continua, ché si è a disagio».Zapoikin si voltò verso la fossa e con la primitiva eloquenza riprese il discorsointerrotto. Presso un monumento stava effettivamente Prokofi Osipyc', un vecchiofunzionario dalla faccia sbarbata. Egli guardava l'oratore e si accigliava, iroso.
«E come t'è saltato in capo?» ridevano i funzionari, quando con Zapoikin tornavanodalle esequie. «Hai sotterrato un vivo».«Male, giovanotto!» brontolava Prokofi Osipyc'.
«Il vostro discorso va forse per unmorto, ma riguardo a un vivo, è una canzonatura sola! Per carità, che avete detto?
Disinteressato, incorruttibile, non prende sbruffi! Ma d'un vivo codesto si può diresolo per canzonatura. E nessuno vi ha pregato, signor mio, di diffondervi sul mioviso. Brutto, deforme, sia pure, ma perché mettere in piazza la mia fisionomia? Èoffensivo!



Текст с двумя колонками - итальянским и русским вариантами
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